MotoGP in Thailandia: il futuro del GP è incerto, cosa sta succedendo?

“Stop al MotoGP in Thailandia: il governo non rinnoverà il contratto dopo il 2026″, è l’annuncio shock che scuote il futuro della competizione motociclistica nel paese asiatico, pronunciato dal presidente del Chang International Circuit.

La vicenda si tinge di complessità politiche ed economiche, con dichiarazioni discordanti tra i vertici thailandesi. Da un lato, il presidente del circuito, Newin Chidchob, sostiene di aver ricevuto comunicazione ufficiale sulla mancata estensione del contratto. Dall’altro, il primo ministro Paetongtarn Shinawatra smentisce categoricamente l’esistenza di una decisione definitiva.

L’impatto economico dell’evento è rilevante: il MotoGP Thailandia genera un giro d’affari di circa 5 miliardi di baht, pari a 138,9 milioni di euro. Di questi, il governo contribuisce con 500 milioni di baht all’anno, mentre il settore privato aggiunge ulteriori 300 milioni.

La questione si intreccia con le tensioni politiche preesistenti. Chidchob, leader non ufficiale del partito di opposizione Bhumjaithai, si scontra con il partito di governo Pheu Thai, guidato da Thaksin Shinawatra. A complicare ulteriormente il quadro, emerge una disputa sulla proprietà terriera tra i due leader.

Il governatore dell’Autorità Sportiva thailandese, Gongsak Yodmani, ha cercato di gettare acqua sul fuoco, negando l’esistenza di decisioni definitive e invocando un’analisi più approfondita della situazione. Nel frattempo, il Ministro del Turismo e dello Sport, affiliato al partito di governo, potrebbe avere un ruolo decisivo nella scelta finale.

Resta incerto se il circuito di Buriram, che ha giocato un ruolo cruciale nello sviluppo del motorsport in Asia, continuerà ad ospitare il MotoGP oltre il 2026, quando l’attuale contratto giungerà alla scadenza.