Triumph T140: da bobber disastroso a mostro custom, l’impresa di Vic Shield
Scopri la Triumph T140 Bonneville ricostruita da Vic Shield: un mix di tradizione e innovazione che rende omaggio a un'icona britannica.
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“Avrei dovuto lasciarla così com’era e venderla.” Con queste parole, Vic Shield, celebre costruttore di moto custom, racconta il suo primo pensiero davanti a una sfida apparentemente insormontabile: trasformare una Triumph T140 Bonneville da un bobber mal assemblato in un capolavoro di ingegneria e design motociclistico.
La Triumph T140 Bonneville, erede della leggendaria T120, è un’icona della storia motociclistica britannica. Progettata negli anni ’70 principalmente per il mercato estero, questa bicilindrica con cilindrata iniziale di 724cc, successivamente portata a 744cc, conquistò rapidamente anche i motociclisti britannici.
Si affermò come simbolo di eccellenza meccanica e stile senza tempo. Dotata di un innovativo telaio oil-in-frame e di un sistema a carter secco derivato dalla T120, garantiva prestazioni elevate e affidabilità. La produzione terminò nel 1983, ma la T140 rimase un orgoglio per l’industria motociclistica britannica, elogiata dalla rivista “Classic Bike Guide” per la sua guida “rapida e confortevole, capace di sfrecciare con energia quando richiesto.”
Le modifiche effettuate sulla Triumph T140 Bonneville
La sfida affrontata da Vic Shield partiva da una base compromessa: freni inefficaci, un telaio hardtail problematico e un allineamento delle ruote tutt’altro che perfetto. Tuttavia, nonostante le difficoltà iniziali, Shield decise di intraprendere un progetto di restauro ambizioso, dimostrando come il restauro delle motociclette possa trasformare un veicolo compromesso in un’opera d’arte su due ruote.
Per migliorare le prestazioni, Shield installò una forcella a steli rovesciati con freno a disco, probabilmente derivata da una KTM, abbinata a un cerchio in alluminio da 19 pollici. Uno degli ostacoli più impegnativi fu l’adattamento della ruota posteriore. Dopo diversi tentativi con cerchi di varie dimensioni, la scelta ricadde su un cerchio da 17 pollici più stretto, che consentì il corretto posizionamento della catena e del telaio. Anche il sistema frenante richiese una soluzione creativa: Shield utilizzò un cavo di una Suzuki Beamish per collegare il pedale sinistro al tamburo destro.
L’impianto elettrico fu completamente rinnovato con l’installazione di un’accensione elettronica Vape e di una batteria moderna nascosta in una cassa d’epoca Lucas. Sul piano estetico, Shield dimostrò grande attenzione ai dettagli: fari recuperati da un’automobile degli anni ’20 e strumenti elettronici Smiths furono integrati con maestria. La verniciatura in “bianco inglese antico”, ispirata alle Jaguar classiche, completò il look della moto, mentre il serbatoio originale fu conservato per mantenere un legame con la tradizione.
Un’ulteriore innovazione riguardò il comfort. Per compensare la rigidità del telaio hardtail, Shield progettò un sistema di ammortizzazione per la sella, utilizzando una mezza balestra e un piccolo ammortizzatore. Questo ingegnoso approccio permise di migliorare l’esperienza di guida senza compromettere l’estetica complessiva del veicolo.
Risultato finale
Il risultato finale è una moto custom che rappresenta un equilibrio perfetto tra tradizione e innovazione. La Triumph T140 Bonneville “ex-bobber” non è forse un modello di gusto universale, ma è un esempio straordinario di come il restauro delle motociclette possa dare nuova vita a un classico, mantenendo il rispetto per la sua storia e introducendo soluzioni tecniche moderne. La dedizione e l’ingegno di Vic Shield hanno trasformato un progetto complesso in una vera e propria opera d’arte, dimostrando che anche le sfide più difficili possono portare a risultati eccezionali.
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